Errori da non fare commentando il voto in UK

Se pensate che per commentare il risultato delle elezioni in UK bastino le categorie della “destra vincente” e della “sinistra estremista perdente” credo siate fuori strada. Vero è che di questa lettura sono infarciti la maggior parte degli editoriali di tutti i giornali del paese. Vero anche che gli stessi editoriali davano per morta Brexit in UK, come davano per impossibile la vittoria di Trump in America, o davano per morto già due anni fa Pedro Sanchez in Spagna…(continuate voi l’elenco)

Cosa c’entrano questi fatti cosi apparentemente, ed effettivamente,  diversi tra di loro? Nulla sul piano delle singole esperienze e contesti, ma hanno invece in comune la capacità di questa o quella esperienza politica di creare connessioni sentimentali con il proprio paese, con la propria comunità, su parole d’ordine chiare e valori condivisi. Valori che noi possiamo considerare tra i peggiori al mondo, o tra i migliori, ma comunque un campo valoriale ed identitario che ha permesso a quelle esperienze di divenire maggioranza nei paesi in cui si sono affermate.

Tutto ciò per dire che leggere a sconfitta del Labour tutta in chiave politicista può far piacere a qualche nostalgico blariano che vuole togliersi la soddisfazione di attaccare la sinistra del partito, può servire strumentalmente a Renzi in Italia per fare il suo verso ed affermare la sua esistenza, ma non serve in alcun modo per capire come mai alcune cose sono capitate.

Le persone oggi non votano più sulla base di stringenti categorie politiche, ancor meno partitiche. Valgono sempre più le leadership e i valori di fondo che stanno loro dietro. Vale la capacità di rappresentare una proposta innovativa,  capace di rompere uno schema predefinito, in grado di garantire (anche solo in apparenza e non in sostanza) il bisogno di protezione che le persone manifestano.

Se fosse vero il contrario, come sto leggendo in queste ore, allora avremmo leder della cosiddetta sinistra moderata vincenti e festanti in tutta Europa, compreso in Italia. Ed invece come tutti sappiamo non è così. Renzi docet, Holland docet, Shulz docet.

Quindi consiglio vivamente ai molti che stanno scrivendo in queste ore di cambiare gli occhiali con cui guardano la realtà, soprattutto da sinistra o dal campo dei progressisti, perché diversamente rischieremo di non capire nulla di ciò che capiterà in europa, in occidente in generale, nei prossimi 20 anni.

ELEZIONI COMUNALI DI VERBANIA, ECCOMI!

“… il futuro appartiene a coloro che si preparano per esso oggi…” (Malcom X)

È con questa consapevolezza che giovedì sera ho firmato la mia accettazione di candidatura per il consiglio comunale di Verbania. E quindi sì, sarò nuovamente candidato alla carica di consigliere comunale, alle prossime elezioni comunali a sostegno di Silvia Marchionini.

Ho deciso di metterci nuovamente la faccia perché credo sia giusto che siano gli elettori a giudicare la qualità del nostro lavoro, anche quello personale.
Ho deciso di esserci ancora perché questa Città ha bisogno dei suoi giovani per garantirsi un futuro, e i giovani devono poter stare anche dentro ai luoghi dove si prendono decisioni importanti.
Ho imparato che in Politica gli spazi lasciati liberi vengono subito occupati da qualcun altro, io non voglio che la mia generazione perda la possibilità di dire la sua sul futuro di Verbania. Voglio continuare a fare la mia parte.
Abbiamo dietro di noi 5 anni di lavoro: lungo, complesso, appassionato, faticoso ma sempre motivante.

Qui (https://goo.gl/L51BwH) potete leggere la dettagliata relazioni di fine mandato, ciò che abbiamo fatto e anche un accenno di quello che vorremmo fare nei prossimi 5 anni, insieme a tutta la Città. Politiche sociali, tasse, ambiente, mobilità, agenda digitale, cultura, turismo e lavori pubblici. Questi sono solo alcuni titoli dei capitoli del nostro bilancio, ognuno di questi è ricco di interventi e progetti realizzati e portati a termine.

Queste righe però sono anche un appello a tutti e tutte voi, perché sono consapevole di avere bisogno del sostegno e della fiducia tutti per fare #unpassoavanti. Sono in campo come 5 anni fa, ci metto la faccia! Il 26 maggio potrete scegliere il futuro, il Vostro vota conta.

Abbiamo davanti due mesi entusiasmanti, per scrivere il futuro di Verbania, insieme!

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L’Onore più grande

Con l’elezione del nuovo Presidente della Provincia Arturo Lincio, a cui vanno i miei complimenti e i più sinceri auguri di buon  lavoro, termina anche per me il mandato di Vicepresidente della Provincia del VCO. Il primo grazie va al Sindaco Maria Rosa Gnocchi che si è messa a disposizione, candidandosi alla Presidenza, con coraggio e generosità, per una sfida che non era certo semplice.

Rimarrò in carica come consigliere di minoranza fino a fine gennaio. Sono stati 4 anni complicati sotto il profilo amministrativo, alla guida di un ente con gravi problemi di bilancio, figlio di un riforma incompiuta. Abbiamo dato il massimo, abbiamo impiegato tutte le energie a nostra disposizione per evitare il dissesto finanziario e riorganizzare la Provincia. Sono stati 4 anni incredibilmente formativi sul piano personale e di arricchimento continuo sul piano politico-amministrativo. Alla fine di questo percorso i complimenti più sentiti vanno al Presidente uscente Stefano Costa che si è assunto una responsabilità non semplice, in un contesto in cui molti avrebbero preferito sfilarsi e lasciare che tutto andasse a rotoli. È stato un onore far parte della sua squadra, insieme a tutti i consiglieri che in questi anni si sono avvicendati in maggioranza. Un grazie anche al personale della Provincia del VCO, sempre presente e disponibile per sostenere il nostro sforzo.

Sono stati anche 4 anni in cui abbiamo fatto politica in modo genuino, a volte arrabbiandoci, discutendo perché non si centrava un obiettivo. Altre volte gioendo insieme per un obiettivo ottenuto che sembrava impossibile da realizzare. Abbiamo sbloccato tante situazione complesse che si trascinavano da tempo e abbiamo cercato di farlo sempre per il bene del nostro territorio.

Ci siamo anche divertiti, insieme, perché fare Politica significa anche questo.

L’Onore più grande però è stato servire questo territorio, la Nostra gente, e di questo sono grato alla mia comunità politica. Ogni volta che ho indossato quella fascia ho sentito grande in me il privilegio e l’Onore della rappresentanza, che si fa bene comune a partire dalle istanze dei territori. Buon cammino a chi guiderà l’Ente. La strada non finisce qui, nemmeno per me. Continuiamo a camminare insieme!

Avanti!

Vi prego basta! 

I caminetti no. I gigli magici nemmeno. Le assemblee no perché poi ci dividiamo. Le direzioni nazionali sono superflue. Invece discutere su Twitter del mandato esplorativo dato al Presidente della Camera è segno di assoluta maturità per una comunità politica. Vi prego, fate pace con il cervello e smettetela di tenere in ostaggio il nostro partito, di qualunque corrente voi siate, di maggioranza o minoranza, della prima ora o dell’ultima. Permetteteci di tornare a fare politica. Consultate gli iscritti, riscoprite il valore della militanza. Prima che non rimanga più nulla, prima che il dato del PD in Molise si trasformi in un dato nazionale. Francamente, non se ne può più di questa follia collettiva.

“Sentinella, quanto resta della notte?” – riflessioni dopo il 4 marzo

Sono passati tre giorni dalle elezioni. Ho letto molto, ascoltato ogni tipo di analisi, cercato di metabolizzare quella che, non credo ci si possa girare molto intorno, è stata una sconfitta totale. Il PD ha perso le elezioni politiche, ha subito una sconfitta di sistema, di quelle che ti lasciano con il respiro rotto.

Sono passati tre giorni dalle elezioni politiche e sono giorni che penso a cosa scrivere. Da questo groviglio di pensieri sono uscite queste righe. Le condivido con voi nella speranza possano essere traccia, percorso, incipit di una discussione profonda che ci veda protagonisti nei prossimi mesi.

LE COSE CHE NON DOBBIAMO FARE:

  • La cosa peggiore che si possa fare ora è dare la colpa agli elettori, magari apostrofandoli come ignoranti, incapaci, populisti, eversivi, fascisti e tutta una serie di epiteti che vedo si stanno usando molto in queste ore. Se perdi le elezioni è colpa tua, non del destino cinico e baro. Se le perdi così male è doppiamente colpa tua. Quindi se non vogliamo passare per dei “bambini permalosi” evitiamo per favore di inseguire la logica del nemico (interno/esterno) ad ogni costo. E’ la logica che seguiamo da alcuni anni e ci ha portati qui, nel momento più buio.
  • Rinchiudersi nelle proprie certezze quando gli elettori ti hanno appena detto che nessuna di queste era per loro una priorità è una mossa quantomeno sciocca. E’ inutile dirci che noi avevamo la proposta politica più concreta e più realizzabile. Pochi hanno fatto questa valutazione quando sono entrati nella cabina elettorale, quindi sgombriamo dal campo questa argomentazione. Cerchiamo invece di metterci all’ascolto e di capire perché i nostri temi non hanno conquistato il dibattito pubblico. In altre parole, se perdi e continui e ripetere la stessa strada, continuerai a ripetere anche gli stessi errori. Quindi, per favore, fermiamoci, respiriamo, ed evitiamo di chiuderci nel bunker della nostra visione del mondo.
  • Abbandoniamo, vi prego, l’arroganza della nostra dialettica. Una comunità che appare arrogante, a cominciare da chi la guida, diventa subito respingente e assolutamente indigesta. Le democrazie moderne si basano sul relativismo politico che si oppone all’assolutismo ideologico. Quindi, ripetiamo insieme, non siamo portatori di Verità assolute e la nostra non è una fede da difendere, bensì un’ idea da realizzare.
  • Non affrontiamo dibattiti lunari su future alleanze. Capiamoci, non sono nemmeno iniziate le consultazioni, nessuna formazione politica ha fatto proposte di nessun tipo, quindi, esattamente, di cosa stiamo parlando?  È normale che il PD faccia opposizione e non si allei con forze politiche che rappresentano valori completamente diversi dai suoi. Io lo penso da sempre, sono felice di vedere che in molti abbiano cambiato idea. 
  • Non iniziamo a parlare per mesi dei nomi che dovranno guidare la nostra comunità politica. Questo dibattito non interessa a nessuno. Vi prego davvero, il toto nomi è una roba da “feticisti della politica”, non c’è nessuno a cui interessi il “rosario laico” dei nomi che si stanno scaldando per diventare il prossimo segretario del PD.
  • Non affrontiamo l’ennesimo congresso del PD solo per regolare i conti interni. Affrontiamo una fase di riflessione che ci permetta di capire dove abbiamo sbagliato. Sarà ovvio e conseguente che emergeranno nuovi leader e nuove figure, così come è ovvio che urge un cambiamento nella gestione del partito e nella linea politica,  ma non si deve partire dal nome per affrontare la crisi enorme nella quale ci troviamo. Non è stato un uomo solo a salvarci, come in molti hanno creduto in questi anni, non sarà un uomo solo a riportarci di nuovo a vincere.
  • Chi ha guidato la nostra comunità fino a qui eviti di mettersi di traverso solo per conservare una quota di potere utile per il futuro. Si può perdere oggi e si potrà tornare a vincere in futuro, ma non si può essere così cinici ed egoisti da voler tenere in ostaggio un’intera comunità politica solo per calcoli legati alla propria carriera. 

 

LE COSE CHE DOBBIAMO FARE:

  • Costruiamo da subito i momenti e i luoghi per comprendere ciò che accaduto. C’è una crisi enorme della sinistra europea e delle categorie con cui abbiamo analizzato fino ad oggi la politica. Dobbiamo concentrarci su questo: chi siamo? cosa e chi vogliamo rappresentare? Con quali strumenti vogliamo farlo? Dobbiamo rovesciare completamente l’impostazione dei nostri ragionamenti. Quella che abbiamo di fronte non è una sconfitta elettorale è qualcosa di molto più complesso. Lo dice bene Enrico Sola nel suo pezzo su ilpost.it: “Questo non è un semplice risultato elettorale: è un evento storico che segna un totale shift di paradigma in Italia e l’ insediamento di un blocco di potere totalmente nuovo.
    Non siamo soli: è qualcosa che sta succedendo, in modo più sfumato (qui in Italia ci teniamo ad avere il primato delle brutture), in tutto l’Occidente, dove crollano le sinistre e si impongono le destre xenofobe e sovraniste e i populismi.
  • La differenza potrà farla la nostra capacità di tornare ad essere davvero una comunità, chiudendo le correnti intese come spazi di mera gestione del potere e aprendo le porte del nostro partito. Cambiandone le regole se serve, cambiandone le liturgie e le modalità con cui (non)stiamo nelle nostre città, tra le persone che stanno male, che sono più esposte e fragili. 
  • Prepariamoci a non vedere risultati nel breve termine. Alleniamoci ai tempi lunghi. Ritorniamo a pensare, a generare cultura, ad appassionarci, a non pensare solo al potere per il potere. Ritroviamo la dimensione del servizio e della passione politica. 
  • Recuperiamo la coerenza della nostre azioni. Curiamo i rapporti con le persone e facciamo capire loro che verranno coinvolte nei processi decisionali, non solo una volta ogni quattro anni per scegliere un leader, ma durante questo tempo per scegliere davvero, per contare, per dare ancora un senso alla parola militanza.
  • Recuperiamo la coerenze delle scelte, anche nello scegliere con chi camminare e con chi no. Abbiamo reso permeabili le nostre comunità al punto da non avere più il controllo di esse. La giusta intuizione di un partito largo, plurale e non granitico, si è trasformata in un partito completamente scalabile da chiunque, senza più il senso di appartenenza che contraddistingue ogni comunità di persone. Non un’identità che esclude ma un modo di essere, coerente e logico, che ti fa sentire parte di qualcosa. 

Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, me ne rendo conto. Non esauriscono in alcun modo la discussione sul nostro futuro, sul futuro della sinistra. Ma li condivido coi voi per aprire un dibattito. Ne sento un’esigenza estrema, dopo questi anni di equilibrismi e di paura nell’affrontare i problemi. Abbiamo smesso davvero di parlare del senso profondo delle cose che facciamo. Abbiamo smesso di guardarci in faccia e di dirci i perché.

Mi rivolgo a chi sta nel PD ma anche a chi ne è deluso ma cerca, con gli strumenti che ha,  la strada per una sinistra moderna. Incontriamoci e prepariamo la lunga traversata nel deserto che dovremo fare nei prossimi anni.

Enrico Sola nel pezzo citato qui sopra chiude ad ogni speranza nel breve periodo: “di fronte a risultati di questo genere e alla portata lunga che sembrano avere è inutile qualsiasi tentativo di lotta e di salvataggio del paese. Possiamo riposarci, fare altro, difenderci (e dovremo difenderci, fidatevi) e aspettare, aspettare, aspettare.”

Non so se sia vero o no, non so “quanto resta della notte”.  So però che può venir meno il consenso, possono cambiare le priorità di un paese, possono essere ignorati valori come la giustizia sociale, la libertà, l’equità dei diritti, la solidarietà e la tolleranza. Ma non verrà mai meno l’esigenza di dover affermare questi valori. Un paese intero può anche pensare che non sia il tempo della sinistra, ma la sinistra non può abdicare al suo ruolo di conoscere e rappresentare i bisogni di quel paese. Abbiamo forse smesso di farlo, o lo abbiamo fatto nel modo sbagliato. Ci siamo seduti, convinti che tutto andasse bene. Dobbiamo rimetterci in cammino, fare fatica e ridare senso al nostro impegno.

«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza»

(Antonio Gramsci, sul primo numero di L’Ordine Nuovo, primo maggio 1919)

Gramsci richiamava l’intelligenza, l’entusiasmo e la forza di organizzare un movimento. Abbiamo bisogno di ripartire da questi tre elementi. Dobbiamo tornare a studiare, ad entusiasmarci e ad organizzarci.

Lo dobbiamo fare per non lasciare lo spazio ad altri. Non possiamo abdicare, non possiamo rinchiuderci nelle nostre sconfitte. Dobbiamo ancora affermare la dignità della nostra scelta politica, cambiando ciò che va cambiato. La sconfitta ci disorienta è vero, ma non cancella le ragioni per cui ci siamo attivati e spesi nella vittoria. Quelle rimangono lì, ferme, ad aspettarci quando ci smarriamo o quando non abbiamo più voglia di continuare a camminare. Torniamo a quelle ragioni, torniamoci tutti insieme e ricostruiamo la comunità dei Democratici in Italia e tutta la sinistra europea.

«Mi concedi che non è disonorevole l’occuparsi di politica, che il non occuparsene è un venir meno a un dovere umano. Che la politica è una nobilissima attività umana, che fa parte del mestiere dell’uomo, del suo dovere di giustizia e di carità verso il prossimo.
Non si può lasciare il campo della politica, che è poi l’ordinamento dell’uomo per il bene comune, all’arbitrio incontrastato degli avventurieri d’ogni risma»

(Don Primo Mazzolari)

 

Buon voto a tutti e tutte! 

Questa sera si chiude la campagna elettorale. Da lunedì il nostro paese avrà un nuovo parlamento che sarà chiamato a votare la fiducia ad un nuovo governo. Credo che la nostra comunità sarà chiamata a scelte importanti nelle prossime ore e spero che possa compierle uscendo rafforzata dalle urne. Penso che il PD, Partito nel quale milito da sempre, con le mie idee e la mia indipendenza, sia ancora la comunità per la quale valga la pena spendersi. Credo che questi 5 anni abbiano visto fare al nostro paese molti più passi avanti che indietro, e credo che occorra continuare in questa direzione. Aggiustando il tiro su qualche riforma che poteva essere migliore ma comunque evitando che le destre possano fermare nuovamente il paese come hanno sempre fatto quando lo hanno governato. Questo l’orizzonte e questa la sfida che abbiamo di fronte: politica e culturale. Sullo sfondo di questa sfida una campagna elettorale che sicuramente non sempre ha saputo dare al paese le risposte che attendeva. E nemmeno ha saputo dare un’immagine migliore della politica, oltre gli urli, gli slogan, la violenza verbale e non solo. Su questo, la politica tutta, dovrà riflettere dopo il voto.

Per continuare sul sentiero tracciato, anche per cambiarlo in ciò che non ha funzionato, penso vada data fiducia al PD e alla coalizione del centrosinistra, ai candidati del nostro territorio, per il lavoro che hanno fatto in questi anni e per la serietà rappresentata.

Da lunedì inizierà in ogni caso una nuova fase, prepariamoci per esserne all’altezza!

Buon voto a tutti e tutte!

In bocca al lupo ai candidati del nostro territorio Enrico Borghi, Vittoria Albertini, Elena Ferrara e anche all’amico e compagno di strada candidato a Torino Davide Mattiello!

Macron Presidente! 

Emmanuel Macron Presidente: felicissimo per la Francia e per l’Europa. C’è però ancora molto da fare per ricacciare nell’angolo i fantasmi di un populismo radicale e di destra che raccoglie consensi in tutta Europa. Le paure e i bisogni non si cancellano con una vittoria alle elezioni, si superano facendo politica con serietà cercando di cambiare l’esistente. Si superano capendo che la disuguaglianza cresce nel nostro continente e c’è bisogno di politiche che mettano al centro il lavoro, i diritti e la redistribuzione del reddito. Di questo obiettivo deve farsi carico il PSE che da oggi deve lavorare con forza per dare slancio alla propria azione politica che stenta a prendere una direzione chiara. Il futuro passa dall’orizzonte europeo, con coraggio bisogna dirlo senza paura! Forza!

ELEZIONI PROVINCIALI: CI SARÒ! 

Per proseguire la strada cominciata 2 anni fa, per dare continuità ad un lavoro di squadra e per continuare a servire il nostro territorio. Mi candido nella lista PROGETTO VCO per continuare,assieme al Presidente Stefano Costa, ad amministrare la Provincia del VCO.

Sono stati due anni davvero intensi e per me personalmente di grande crescita e maturazione politico-amministrativa. Abbiamo assunto una responsabilità grande, ma tra mille problemi siamo riusciti ad arrivare fin qui salvando la Provincia da un dissesto annunciato, ora deve continuare ad essere l’ente che unisce il territorio e che mette in rete i bisogni delle amministrazioni. Lavorare con i miei compagni di maggioranza è stato un onore, così come è stato sempre leale e rispettoso il confronto con la minoranza. 

Mi piacerebbe continuare il lavoro iniziato, per questo mi candido di nuovo nella lista PROGETTO VCO chiedendo sostegno ai consiglieri comunali e sindaci che andranno a votare il prossimo 8 gennaio.

Grazie! 

Avanti!

Interessanti riflessioni dopo il voto

Ho letto molte cose dopo il voto di domenica e come già detto altrove ritegno utile aspettare il ballottaggio per una più attenta analisi sul voto.

Ciò detto ho trovato comunque assolutamente puntuali e interessanti i contributi di Marco Damilano su l’Espresso (come spesso accade) e quello di Ezio Mauro su la Repubblica. Al secondo vorrei rimproverare una tardiva conversione ma lasciamo perdere.

Buona lettura!

Analisi di una non-vittoria

Questo è un po’ il sentimento dopo i risultati delle elezioni regionali di queste ore. Per dirla come la dice Daniele Viotti, di cui condivido l’analisi e lo spirito.

Di sicuro c’è un vincitore assoluto che tutti hanno ben individuato salvo fregarsene come sempre: l’astensionismo. Su questo dato occorrerebbe riflettere, e molto.

Dovremmo riflettere sulla qualità del nostro sistema democratico, sul rapporto cittadini-partiti e sulle motivazioni che portano i cittadini a non partecipare al voto. Cercando di volare un po’ più in alto dell’analisi: “chi non vota ha sempre torto”. Che racchiude in sé una verità ma che non ci aiuta comunque a risolvere questo vulnus di partecipazione.

Passiamo ora a qualche considerazione politica. Non voglio soffermarmi su analisi generali del tipo chi ha vinto e chi ha perso perchè mi pare che ognuno stia cercando di fare analisi pro domo sua e nessuno voglia ammettere una sconfitta. Il che è abbastanza legittimo perchè effettivamente sulla carta ognuno ha qualche cosa da festeggiare: Il PD si trova ora a governare la maggioranza assoluta delle Regioni del paese (solo 3 sono governate dal CDX), Forza Italia porta a casa il governatore in Liguria con un risultato tutto tranne che scontato e insidia fortemente la candidata PD in Umbria, la Lega si afferma come primo partito della destra italiana, il M5S prende molti voti ma soprattutto si conferma come terzo polo permanente nello scacchiere politico nazionale, con buona pace di chi lo dava in caduta libera alle europee.

Ma entrando un più nel merito della questioni si vede subito come le cose siano diverse da come appaiano. Per quanto riguarda il PD un dato è inequivocabile: abbiamo perso decine di migliaia di voti dalle passate elezioni regionali (2010), attenzione però ai paragoni strumentali che ho sentito fare in queste ore. Non si può paragonare il dato di queste regionali a quello delle europee, non ci aiuta a fare un’analisi seria e compiuta.

Qui sotto invece un breve riassunto della situazione dal 2010 ad oggi:

Toscana:
2010: 641 mila.
2015: 614 mila

Liguria:
2010: 211 mila
2015: 138 mila

Campania :
2010: 590 mila
2015: 443 mila

Veneto:
2010: 456 mila
2015: 308 mila

Umbria:
2010: 149 mila
2015: 125 mila

Marche:
2010: 224 mila
2015: 186 mila

Puglia:
2010: 410 mila
2015: 316 mila

Perdiamo voti in tutte le regioni, anche dove la vittoria è ampia. L’effetto “asso piglia tutto” del PD visto alle europee sembra essersi interrotto.

Il dato politico più importante è ovviamente la sconfitta in Liguria, trattata dai dirigenti nazionali in modo superficiale e acritico. Non ce la si cava dando la colpa ad altri per le proprie sconfitte. Non basta dire che è colpa di Pastorino, o di Civati. Soprattutto quando questo ha intercettato voti che, per il livello di scontro raggiunto durante la campagna elettorale, difficilmente sarebbero andati a Paita, ma con più probabilità al M5S o all’astensione. Questo per dire che il problema in liguria è stato un altro. I nostri elettori hanno visto concretizzarsi, più che in altre regioni e forse più che a livello nazionale, il progetto di Partito della Nazione (aiuto alla Paita da NCD durante le primarie), forte al centro e anche a destra e orfano della sinistra, vecchia ma anche e soprattutto nuova: Pastorino era un giovane sindaco del PD non un pericoloso esponente di Prima Linea, per intenderci. Quindi le accuse di “Bertinottismo” lasciano il tempo che trovano. Tra le mille idiozie che ho sentito sulla elezioni liguri mi paiono certi solo due dati, molto importanti: 1) la sinistra che abbia in mente un progetto di governo non può vincere fuori dal PD. Si può attestare bene ma non vince fuori dal progetto che storicamente è stato dell’Ulivo.  2) Allo stesso modo però un Partito Democratico che voglia fare a meno della sinistra, magari per abbracciare parti strutturali del centrodestra, semplicemente perde e fa vincere la destra, quella vera, quella che si organizza. 

Questo mi pare si evinca dal voto ligure.

Sul resto è chiaro che se la segreteria nazionale vuole fermarsi alle analisi calcistiche non penso andremo molto lontano. Perchè dentro quel 5 a 2, per dirla alla Serracchiani, ci sta il pasticcio di De Luca in campania, che non doveva essere candidato, e ora vedremo come verrà gestito dal governo. Ci sta anche la vittoria di misura in Umbria assolutamente inaspettata. E ci sta il fatto che i candidati che hanno vinto non sono per nulla espressione della maggioranza che in questo momento governa questo Partito: su tutti Emiliano e Rossi. Basti pensare che i candidati renziani per eccellenza erano Moretti (a cui deve andare un abbraccio forte perchè il “tonfo” si è sentito fino a qui) e appunto la Paita di cui abbiamo già parlato.

Insomma tutto ciò per dire che abbiamo di fronte una “non-vittoria” eclatante ma non mi pare che dalle prime dichiarazione del nazionale vogliano capire gli errori e cambiare rotta, sulle leggi in discussione, sulle riforme, sulle modalità di gestione del Partito. Un grande partito come è il nostro PD o si governa con la sintesi, oppure si prendono le mazzate, sul medio e sul lungo periodo. Poi si può continuare a fare gli sbruffoni e ad insultare, ma si deve sapere che poi queste cose si pagano nelle urne. Perchè un segretario che si candida per rottamare il mondo intero e poi non ha il coraggio di contrapporsi ad una candidatura come quella di De Luca, ritirando il suo “Migliore” a pochi giorni dalla primarie, è un segretario debole. Anzi, debole con i forti e forte con i deboli. Perchè a lanciare invettive contro la Camusso sono bravi tutti, ad opporsi ad un sistema di potere lo possono fare solo i grandi leader; ma tant’è, ognuno ha il suo carisma.

E’ evidente che ora la partita dentro al PD è assolutamente aperta, per chi voglia stare nel PD, da sinistra. So che ci sono persone disposte a vivere questa sfida, come sempre, come facciamo da qualche tempo a questa parte, con tenacia e passione e con la voglia di esserci e di fare la differenza, a partire dai territori. Cosa che dobbiamo assolutamente ricominciare a fare.

Se Renzi vorrà capire i suoi errori e correggere il tiro siamo pronti, diversamente ci prepariamo al confronto politico, serio e puntuale. Cercando di convincere quanti più compagni possibili per una sfida che è tutta da scrivere.

Una sfida che ho tutta la voglia di affrontare perchè ne va della qualità del riformismo italiano, della sinistra e della democrazia in questo paese.

Avanti insomma, c’è da organizzarsi e da rimanere sintonizzati!

P.S.

Auguri e in bocca al lupo a tutti i nuovi amministratori eletti in questa tornata elettorale, perchè al di là delle analisi politiche sono la vera spina dorsali di questi nostra democrazia. Alla faccia dei disfattisti di ogni risma. Chi mette in gioco il proprio tempo e la propria vita per il bene pubblico, magari in piccole relatà e piccoli comuni, è da supportare ed esaltare perchè fa il bene del nostro paese. In bocca al lupo quindi a tutti, in particolare nella mia provincia e Giorgio Ferroni e Maria Rosa Gnocchi, nuovi sindaci eletti.