Su La Stampa VCO di oggi troviamo un articolo interessante di Cristina Pastore riguardante il calo demografico della nostra provincia, argomento noto vero, ma che obbliga tutti ad un riflessione che non può essere solamente legata ad un trend nazionale che pure è sotto gli occhi di tutti. La Città di Verbania ha perso in un anno 266 abitati scendendo sotto la quota dei 30.000 abitanti e arrivando a 29.953, credo in questo dato sia da considerare anche l’incidenza della pandemia da Covid-19. In ogni caso questo è un trend che apparentemente non si riesce ad invertire e che impone riflessioni non più rinviabili sulle politiche da attuare nei prossimi anni in ambito di servizi alla persone, servizi tecnologici alle imprese, collegamenti con le aree metropolitane a noi vicine e politiche abitative con particolare riferimento ai giovani e alle famiglie.Io penso che per affrontare tutti questi temi con più efficacia non si possa non prendere in considerazione il tema delle fusioni tra i Comuni, questione che in questo territorio ha visto (pochi) esempi virtuosi ma anche clamorose occasioni mancate. Certo le fusioni da sole non rappresentano la soluzione del problema, dal momento che non basta unire sistemi già fragili per garantire una crescita, ma è pur vero che molte delle sfide sopra citate necessitano, per essere affrontate e risolte, di allargare il perimetro di gioco e aumentare il peso specifico dei singoli attori in campo, quindi delle comunità di riferimento. Su questo tema, ormai più di un anno fa, era emersa una bella e suggestiva proposta dal blog Verbaniasettanta “UNA PROVINCIA PER UNA DOZZINA DI COMUNI” che riporto qui di seguito:
https://www.verbaniasettanta.it/11497-2/
L’idea qui rappresentata è volutamente radicale e può essere certamente rivista o modificata, ma rappresenta un tema essenziale per lo sviluppo dei nostri comuni, specialmente dei più piccoli. Il tentativo di invertire quindi il trend del calo demografico diventa urgente più che mai, poiché questa tendenza rischia di trascinare con sé molti altri indicatori legati alla qualità della vita. Il PNRR potrà essere un’occasione per affrontare alcuni di questi temi, evitando però di commettere l’errore di pensare che avendo delle risorse straordinarie sui territori si possano rinviare riflessioni come quella sulle fusioni dei comuni, che dovranno in ogni caso rimanere (o ritornare) sul tavolo della discussione pubblica e politica.
