Il passaggio democratico di poteri tra governi rappresenta senza dubbio il punto più alto delle Istituzioni Repubblicane.
Al di là di come la si pensi sul governo uscente e su quello entrante tutta la simbologia che ruota attorno al passaggio di consegne, dagli atti che hanno rilevanza giuridica, come il giuramento del governo e la fiducia delle camere, fino a quelli dal puro valore cerimoniale come il “passaggio della campanella”, fanno parte di un alfabeto istituzionale e democratico che segnala la sostanziale differenza tra le autocrazie e le democrazie. Io ne sono affascinato ogni volta e ogni volta mi convinco della potenza e della solidità delle nostre Istituzioni Democratiche, che hanno retto il peso di molte fasi della storia recente e passata e che sempre sono sopravvissute agli interpreti delle diverse fasi storiche, da quelli più adeguati e all’altezza della fase a quelli di cui non sentiremo la mancanza. È certamente un giudizio soggettivo, quello sull’adeguatezza degli interpreti, che ciascun cittadino e cittadina può esprimere liberamente in base ciò che crede, ai propri valori e alle proprie idee. Ed è credo in ultima analisi questo che fa la differenza. Il potere non rimane mai per sempre nelle mani di qualcuno in una democrazia e questo è liberatorio sia per chi lo esercita, sia per chi si candida a prendere il posto di chi protempore lo detiene. Può non sembrare molto, ma credo che invece significhi tutto, se paragonato a ciò che avviene negli stessi giorni nella Repubblica Cinese dove un Presidente ottiene la conferma per un terzo mandato che ha tutto il sapore di un’investitura a vita.
Le immagini che stiamo vedendo in queste ore invece rappresentano tutta la differenza, nella forma e nella sostanza, di un sistema democratico.
Tutto ciò quindi per dire che, oltre al fascino per la simbologia e il rituale repubblicano, non rimane altro che, per chi come me non si ritiene soddisfatto dalle caratteristiche e dalle politiche che esprimerà questo governo, moltiplicare l’impegno in ogni luogo e sede della vita pubblica per far diventare maggioranza nel paese ciò che oggi appare una minoranza disordinata e talvolta incapace di interpretare bisogni e aspirazioni. Questo il nostro compito: accettare l’esito di libere elezioni, lavorare per tornare a vincere, fare opposizione dura quando servirà, costruire l’alternativa con costanza e credibilità. Ad oggi ho l’impressione che il campo progressista sia molto capace di dire, parafrasando Montale, “ciò che non siamo e ciò che non vogliamo”, ma per tornare a vincere servirà ritrovare le parole per raccontare quello che siamo e quello che vogliamo. Una proposta politica vincente non si costruisce per sottrazione ma sommando, pezzo per pezzo, tutto quello che di positivo si muove nel paese, ogni migliore energia, ogni istanza che libera si muove nella società per chiedere con forza quello che la Sinistra storicamente ha sempre rappresentato: il cambiamento in grado di far sentire parte di un percorso collettivo la somma di tante istanze individuali che chiedono alla Politica un’occasione di riscatto.
Lavoriamo per questo e non perdiamoci d’animo!
📸 da ANSA.it
